Vita

Il pensiero magico – Intervista alla Dott.ssa Maria Gioia Massidda

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Da quando avevo 10 anni sono sempre stata attratta e affascinata dalla spiritualità, dalla divinazione, dagli  incantesimi, dai piccoli riti e dalla sincronicità, e ho fatto di queste cose il mio pane quotidiano. Più avanti negli anni, studiando, praticando, scrivendo anche, ho sempre più sviluppato la tendenza a unire cose che magari avevano poco a che fare l’una con l’altra oppure a ricercare (trovandolo, ovviamente) un rapporto di causa – effetto assolutamente improbabile tra avvenimenti della mia vita, numeri, incontri, obiettivi, risultati.

In poche parole, lo ammetto, la mia vita è assolutamente invasa, da che io mi ricordi, dal pensiero magico.

Ma cosa è il pensiero magico, e da dove arriva? Perché esiste?

Da Wikipedia:

“Il pensiero magico costituisce un tipo di processo cognitivo in cui manca una relazione causale tra soggetto e oggetto. Studiosi come James George Frazer e Bronislaw K. Malinowski furono tra i primi a studiarne le dinamiche e le implicazioni soprattutto in quelle società in cui le credenze magiche si strutturavano profondamente nel tessuto sociale. Come alla scienza, anche alla magia vengono attribuite relazioni causali ma, a differenza di quanto non avviene nella scienza, il magico comprende spesso un errore di base nella correlazione delle cause. Assunto fondamentale del pensiero magico è l’idea di poter influenzare la realtà secondo i pensieri e i desideri personali.”

Visto che il pensiero magico è così presente nella mia vita e in quello che produco, ho pensato di scrivere un post su questo argomento che per noi streghe, maghi e sciamani, pagani o meno, è quasi un tabù. Numerologia, teorie energetiche, astrologia, alcune forme di tarologia e tutto quello che utilizza la data di nascita si basa (più o meno) sul pensiero magico. Nessuno ci tocchi il pensiero magico, che appunto, sta alla base della magia e del “vedere oltre” o “vedere attraverso”! Se ci togliete il pensiero magico è come toglierci una seconda fonte di sapienza, di conoscenza. E’ il nostro modo di guardare la vita, di trovare soluzioni, di giocare, di sognare, di lavorare su di noi.

Lo ammetto: mi capita spesso di infiocchettare col pensiero magico qualcosa che scientificamente è perfettamente spiegabile. Ma, ammetto anche questo, è molto più bello per me vivere come in una favola e dare voce al bambino interiore che spiegare qualcosa scientificamente (o non spiegarsela affatto…) e oggi voglio fare coming out con voi.

E siccome le cose io le faccio bene, ho interpellato una professionista della psiche umana: una psichiatra e psicoterapeuta verso la quale nutro profonda stima: Maria Gioia Massidda.

Vi lascio all’intervista a cui l’ho sottoposta, sperando che sia per voi questo l’inizio di una riflessione sul pensiero magico, su quello che significa per voi e per la vostra spiritualità. Ogni vostro commento o quesito è ben accetto.

Buona lettura!


Che cosa è il pensiero magico e come si manifesta?

Il pensiero magico appartiene alla nostra specie e forse, a suo modo, anche agli altri animali superiori: anche loro, come noi umani, tentano di capire come muoversi in un mondo complesso e spesso imprevedibile e, se non hanno soluzioni più concrete, sviluppano rituali. All’essere umano sembra spesso preferibile darsi una risposta anche sbagliata, almeno provvisoriamente, piuttosto che stagnare nel buio della conoscenza, alla mercé dell’ignoto. Così gli antichi, propiziandosi gli dei forieri dei fulmini, potevano aver speranza di farla franca in una tempesta. Col crescere della conoscenza nessuno crede più che la causa del maltempo stia in Giove incazzato. Ma il nostro sapere, per quanti sforzi la scienza faccia, resterà sempre incompleto, e la ragione, quindi, sempre insufficiente. E allora, o ci si rassegna ad avere sempre una buona fetta di “buio” nella propria vita, con la conseguente imprevedibilità, o ci si affida ai più vari riti magici, dalle piccole superstizioni alle grandi costruzioni strutturate delle religioni, tutti strumenti di supporto di fronte al baratro dell’inconoscibile. Così fa l’uomo, anche adesso, a dispetto del fatto che a volte è preferibile accettare di non avere risposte, piuttosto che accontentarsi di una risposta purchessia, che potrebbe rivelarsi peggiore del male.

Quali sono le implicazioni del pensiero magico nella storia e nella cultura dell’uomo?

Nella storia e nella cultura dell’uomo il pensiero magico è importantissimo e sottende miriadi di avvenimenti, atteggiamenti delle varie civiltà, modalità di essere, comportamenti di controllo sociale, economico, militare. Ogni società ha le “magie” proprie della sua cultura e se ne serve per difendere i propri “idoli” rispetto a quelli altrui, creando coesioni sociali intorno ad esse e quindi forza, possibilità di difesa e/o di dominio. La stessa economia, argomento molto pratico, è alimentata enormemente dalle credenze: le stesse oscillazioni del mercato sappiamo bene che non dipendono solo da fatti oggettivi, ma assai spesso da quel che si pensa (o si viene costretti a pensare) sui futuri andamenti di esso, che viene quindi condizionato non solo da argomenti razionali ma anche, e tanto, dalle suddette credenze.

Esiste un legame tra pensiero magico e spiritualità? 

Il pensiero magico influenza fortemente, più di quanto non ce ne sia bisogno, la forma e il modo della spiritualità, con risultati a volte negativi, trasformando il giusto stupore verso l’immenso (che non conosciamo, e di fronte al quale bello sarebbe inchinarci con rispetto, sopportando la nostra ignoranza) in pratiche scaramantiche o atteggiamenti religiosi da beghini. La spiritualità, le religioni (non dimentichiamo che il termine viene da ri-legare, cercare di tenere unito il tutto, in un tentativo di comprensione globale dell’esistente) sono cosa seria che è bene non inquinare con cose inutili, proprio per non sporcare la meravigliosa magia dell’esistenza con un supposto “magico” che devia la conoscenza e la traduce in superstizione.

Quali sono le conseguenze negative del pensiero magico sulla vita di un individuo? 

Un lato negativo del pensiero magico è che può portare l’individuo a lasciarsi influenzare da esso, affidando alla “magia” la risoluzione delle proprie difficoltà; deresponsabilizzandosi quindi, e appoggiandosi a soluzioni sempre e solo esterne, che non lo coinvolgano personalmente nelle scelte e nelle decisioni della sua vita. Collocando quindi fuori di sé il problema e la sua soluzione, e rinunciando all’impegno personale.

Quali sono invece le conseguenze positive che può apportare il pensiero magico (se esistono)?

Le conseguenze positive sono invece il saper cogliere la “magia” nel mondo intero, incantarsi, stupirsi, saper accogliere anche altri punti di vista che non vengono direttamente da un’analisi razionale, ma sono frutto di altre qualità dell’io, come l’intuizione, il pensiero trasversale, la creatività. E saper cogliere anche il punto di vista dell’altro, diverso da noi, che può avere processi di pensiero lontani dal nostro, ma non per questo necessariamente meno validi.

Cosa è per te la spiritualità e come si manifesta nella tua quotidianità? 

La mia spiritualità coincide col rispetto profondo per tutto l’esistente, con l’accettazione del mondo così com’è, che non significa per me resa passiva alle ingiustizie (che sono pronta a combattere), ma partire dalla constatazione che le cose sono come sono: io posso e voglio tentare di cambiarle, ma, proprio per questo, prima di tutto debbo accettare che ora esistono in questa forma, e non in un’altra. Questo mi porta a cercare sempre di non giudicare le persone, e neanche la vita, complessa e molteplice, alla quale mi inchino, non pretendendo di chiederle conti. Mi dico sempre, infatti, che sarà piuttosto la vita a chiedere conti a me, a ciò che ho fatto della mia umile e piccolissima esistenza. E grazie a questo che la vita continua a piacermi, sorprendermi, illuminarmi.


Maria Gioia Massidda è nata a Cagliari dove vive e lavora, esercitando come libero-professionista la professione di psichiatra e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Appassionata di letteratura, è da sempre attiva nella scena culturale della città.

Di recente ha pubblicato un libro dal titolo: “Portolano della mente – Psico-viaggio nella meravigliosa avventura della vita” (Aipsa Edizioni). Trattato nel quale la metafora-guida è l’uomo navigatore, che definisce i suoi obiettivi, traccia le sue rotte per raggiungerli e da esse devia, in funzione dei mezzi di cui dispone e degli ostacoli interni o esterni che incontra, ma sempre al comando di se stesso in un rapporto concreto con quanto lo circonda. Le lettere dei lettori e le risposte a esse, pubblicate sull’Unione Sarda nella rubrica tenuta dall’autrice, sono un’esemplificazione pratica dei problemi che più comunemente si incontrano nel viaggio della vita.

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