Attraverso le cose Attraverso le case Attraverso i fiori Attraverso i timori Attraverso l’amore Attraverso le strade Attraverso le crepe Attraverso i muri Attraverso i giardini Attraverso le strisce Attraverso i serpenti Attraverso i templi Attraverso i tempi Attraverso gli occhi Attraverso il dolce Attraverso le stelle Attraverso i versi Attraverso le gabbie Attraverso i suoni Attraverso i mari Attraverso i monti Attraverso i mondi Attraverso le maglie Attraverso gli uccelli Attraverso gli ombrelli Attraverso i fari Attraverso te Attraverso me.
Avete mai vissuto in una grande città? Io l’ho fatto per un po’ di tempo. Ho frequentato l’Università a Roma. All’inizio era tutto molto esaltante. Ero una studentessa che veniva da una piccola città e che in poco tempo si era ritrovata catapultata in un mondo pieno di stimoli e di novità! Mi sembrava di avere tutto a portata di mano. Piano piano però, lo stress ha preso il sopravvento su ogni cosa. Tutto era diventato dispersivo e sentivo di non avere più il controllo sulla tua giornata.
Terribile! Tornai in Sardegna.
Ho passato tanto tempo a rifiutare l’idea di andare a Roma, ne avevo terrore. Mi sono rifiutata anche di andare a trovare cari amici. Prendere i mezzi pubblici era per me un supplizio, non avevo nessuna intenzione di ributtarmi in quel caos infernale.
A dicembre sono dovuta tornare lì per lavoro e ho anche dovuto prendere la metro. Pensavo sarebbe stato un trauma, invece…
… invece mi è tornata in mente una vecchissima poesia che ho scritto proprio in metro, secoli fa, e voglio proporvela nel post di questo lunedì!
E voi? Avete mai vissuto in una grande città? Come vi siete trovati? Cosa avete provato?
Mi ero ripromessa di pubblicare i miei Haiku non appena ne avessi scritto 10. Ci è voluto un po’ per arrivarci (un anno buono) perché non ne scrivo spesso e, quando lo faccio, lo prendo come un esercizio di stile, un gioco serio, rispettandone il più possibile le regole.
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Cosa è un haiku? (Da Wikipedia)
“L’ haiku è un componimento poetico nato in Giappone nel XVII secolo. Generalmente è composto da tre versi per complessive diciassette more (e non sillabe, come comunemente detto), secondo lo schema 5/7/5.
In ogni haiku è presente un riferimento stagionale (il kigo o “parola della stagione”), cioè un accenno alla stagione che definisce il momento dell’anno in cui viene composto o al quale si riferisce. Il kigo può essere un animale (come la rana per la primavera o la lucciola per l’estate), un luogo, una pianta, ma anche il nome di un evento oppure una tradizione, come ad esempio i fuochi d’artificio per indicare l’estate. Il kigo costituisce il tema principale dello haiku ed è considerato dagli haijin (“poeti di haiku”) il cuore stesso del componimento poetico.”
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Un’altra cosa nella mia vita che riesco a iniziare e finire, che già di per sé è un traguardo.
Per altro, raccogliendo gli Haiku pubblicati nel tempo su Instagram e Facebook mi sono accorta che nel caos degli screenshot ne ho doppiato uno, il numero 6, quindi risultano in realtà 11 e non 10.
Quindi buona lettura e fatemi sapere cosa è pensate, se volete.
Dedico questa prima raccolta al mio Amico Mario, che mi ha introdotto a questo gioco rilassante e meditativo… è grazie a lui se ho scoperto una delle cose che ha arricchito la mia vita in un momento di buio sconforto!